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88. Le variazioni unilaterali nel contratto di agenzia

Con sentenza n. 324 del 12 gennaio 2024 la Corte d’Appello di Brescia si è pronunciata sul meccanismo delle variazioni unilaterali nel contratto di agenzia.

In particolare, in tale pronuncia la Corte territoriale adita ha stabilito che:

  • non può essere messa in dubbio la validità della norma della contrattazione collettiva che consente alla preponente di apportare una modifica unilaterale del contratto agenzia senza il consenso dell’agente di commercio;
  • la variazione unilaterale del contenuto economico del rapporto di agenzia è stata stabilita in sede di contrattazione collettiva dalle parti sociali, quali portatrici degli interessi contrapposti delle parti del contratto di agenzia. Le parti sociali, infatti, hanno stabilito di comune accordo i limiti e le condizioni in presenza delle quali la variazione non necessita del consenso dell’agente (variazioni di lieve e di media entità) ovvero consente a quest’ultimo di provocare mediante la non accettazione della modifica la risoluzione del contratto per fatto imputabile alla preponente (variazioni di sensibile entità);
  • la giurisprudenza consolidata di legittimità ritiene ammissibili le variazioni del contenuto del contratto di agenzia ad opera della preponente, affermando che l’attribuzione alla stessa del potere di modificare talune clausole, come quelle relative all’ambito territoriale e alla misura delle provvigioni, può essere giustificata dalla necessità di meglio adeguare il rapporto alle esigenze delle parti, così come si sono modificate durante il corso del tempo, con il limite, peraltro, dell’osservanza dei principi di correttezza e buona fede da parte del titolare di tale potere.

Nel caso specifico oggetto dell’esame della Corte d’Appello di Brescia la variazione comunicata dalla preponente all’agente aveva inciso in misura inferiore al 20% rispetto al totale delle provvigioni complessivamente maturate dallo stesso agente nell’anno precedente, con la conseguenza che non si trattava in concreto di entità tale da risultare contraria ai principi di correttezza e buona fede nell’esecuzione del contratto di cui agli articoli 1175 e 1375 codice civile.

Inoltre, nel caso da cui trae origine la sentenza in commento la Corte territoriale adita aveva accertato che:

  • la preponente aveva comunicato all’agente la variazione con un congruo preavviso specificando che la perdita del cliente sarebbe stata operativa dal successivo 10 aprile nel pieno rispetto della previsione dell’AEC secondo la quale le variazioni di “media entità” (quelle incidenti in misura compresa tra il 5 e il 20% delle provvigioni, tra le quali si colloca, per quanto accertato, la variazione legata alla perdita del cliente Alfa possono essere realizzate con un preavviso di almeno due mesi per gli agenti plurimandatari);
  • l’agente, invece, aveva dichiarato di non volere accettare la variazione unilaterale del contratto di agenzia e di non volere proseguire il rapporto dopo il 10 aprile 2017 alle mutate condizioni, determinando così la risoluzione del contratto di agenzia su iniziativa dell’agente medesimo;
  • stante la risoluzione del contratto di agenzia su iniziativa dell’agente, ne consegue non possono essere accolte le domande le domande di riconoscimento dell’indennità sostitutiva del preavviso e delle indennità di fine rapporto (indennità ex art. 1751 codice civile o, in subordine, indennità suppletiva di clientela prevista dagli Accordi Economici Collettivi), in quanto le suddette indennità, per espressa previsione delle relative disposizioni del codice civile e degli Accordi Economici Collettivi non vengono attribuiti all’agente nel caso in cui la risoluzione del contratto sia dovuta a iniziativa dello stesso.

 

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77. Nulle le clausole che attribuiscono alla preponente un potere illimitato di modifica unilaterale della base di calcolo delle provvigioni

Con sentenza n. 9365 del 5 aprile 2023 la Corte di Cassazione si è pronunciata sulle clausole contenute in un contratto di agenzia, che attribuiscono alla preponente un potere illimitato di modifica unilaterale della base di calcolo delle provvigioni.

La sentenza in commento trae origine da una controversia tra agente e preponente per il riconoscimento delle differenze provvigionali stornate dalla preponente in base a clausole contrattuali secondo cui le provvigioni spettanti all’agente sono calcolate sul totale del fatturato relativo ai beni venduti “al netto degli sconti” e che gli sconti costituiscono una facoltà della preponente da esercitarsi a suo insindacabile giudizio.

Con la pronuncia in esame la Suprema Corte ha stabilito che nel contratto di agenzia devono considerarsi nulle, ai sensi degli articoli 1346 e 1418 cod. civ., le clausole formulate in modo tale da attribuire alla preponente un potere illimitato di modifica unilaterale della base di calcolo e quindi dell’importo delle provvigioni, attraverso la facoltà di concedere extrasconti in misura non prestabilita e a un numero di clienti imprecisato, così rendendo non determinato e non determinabile un elemento essenziale del contratto, quale appunto la controprestazione dovuta dalla preponente all’agente.

 

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59. Variazioni provvigionali e giusta causa di recesso

Con sentenza n. 14181 del 24 maggio 2021 la Corte di Cassazione – Sezione lavoro ha escluso la sussistenza della giusta causa di recesso di un agente di commercio motivata con le variazioni di provvigioni e di zona effettuate dalla preponente nel corso del rapporto.  

In particolare, nella sentenza in esame la Suprema Corte ha affermato che:

  • le variazioni provvigionali e di zona erano state ripetutamente accettate dall’agente;
  • il contratto di agenzia stipulato dalle parti aveva previsto la facoltà della preponente di modificare le provvigioni e la zona e tale facoltà è da considerarsi legittima nell’osservanza dei principi di correttezza e buona fede;
  • nel contratto di agenzia l’attribuzione alla preponente del potere di modificare alcune clausole può trovare giustificazione nell’esigenza di meglio adeguare il rapporto alle esigenze delle parti, che possono mutare durante il decorso del tempo.

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52. Impatto delle variazioni unilaterali delle provvigioni sul fatturato dell’agente

Con sentenza n. 115 del 12 novembre 2020 il Tribunale di Mantova si è pronunciato su un caso in cui un agente di commercio si lamentava del fatto che la società preponente aveva ridotto unilateralmente la provvigione, invocando l’applicazione del c.d. Jobs Act del lavoro autonomo.

Innanzitutto il Giudice adito ha escluso l’applicazione al caso di specie del c.d. Jobs Act del lavoro autonomo, in quanto tale provvedimento legislativo prevede che devono considerarsi abusive e prive di effetto le clausole che consentono al datore di lavoro di modificare unilateralmente uno o più elementi del contratto a suo tempo stipulato.

Infatti, per espressa volontà del legislatore, il c.d. Jobs Act del lavoro autonomo si applica a tutti i lavoratori autonomi, purché non siano degli imprenditori oppure “piccoli imprenditori”.

Ebbene, per la prevalente giurisprudenza l’agente di commercio è, a seconda dell’organizzazione e dimensioni della sua attività e dell’investimento di capitali, un imprenditore commerciale ai sensi dell’art. 2082 del codice civile o, quanto meno, un piccolo imprenditore ai sensi dell’art. 2083 del codice civile.

Inoltre, il Tribunale di Mantova ha respinto anche la tesi dell’agente, secondo cui alla fattispecie in esame non si applicano gli Accordi Economici Collettivi (c.d. AEC), posto che le parti hanno aderito a tali accordi non solo per fatti concludenti, ma anche avendo richiamato espressamente la norma collettiva nel contratto individuale di agenzia.

Dopo aver accertato l’applicazione degli AEC al rapporto di agenzia per cui è causa, il Giudice ha considerato applicabile le disposizioni che consentono alla preponente di apportare unilateralmente modifiche al contratto e cioè l’art. 3 del AEC Accordo economico collettivo 16 febbraio 2009 settore commercio.

Pertanto, in coerenza con la lettera e la ratio della norma collettiva sopra richiamata, il Tribunale di Mantova ha ritenuto necessario valutare l’incidenza complessiva della riduzione della percentuale provvigionale sul fatturato dell’agente.

In particolare, secondo la sentenza in commento, non è sufficiente valutare la riduzione dell’aliquota provvigionale rispetto al monte provvigionale complessivamente maturato dal ricorrente nell’anno solare precedente alla variazione, ma bisogna necessariamente aggiungere a tale valutazione anche l’impatto sul fatturato complessivo dell’agente che ha avuto il contestuale abbassamento del prezzo unitario dei prodotti oggetto della variazione.

All’esito dell’istruttoria svolta, il Giudice adito ha reputato che nel caso di specie si è al di fuori dell’ambito di applicazione dell’art. 3 del AEC Accordo economico collettivo 16 febbraio 2009 settore commercio, poiché la modifica alle condizioni contrattuali nel suo complesso ha apportato all’agente un aumento dei suoi guadagni e non una variazione in negativo, con salvezza della ratio della norma collettiva.

In buona sostanza, in base alla sentenza in esame va valutato l’impatto delle variazioni unilaterali delle provvigioni sul fatturato complessivo dell’agente per stabilire l’eventuale illegittimità di tali variazioni.

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